giovedì 6 aprile 2017

"I frutti del vento" - Tracy Chevalier

"Stavano di nuovo litigando per colpa delle mele. Lui voleva piantare quelle dolci, buone da mangiare, lei le asprigne per farci il sidro. Erano così abituati ai litigi che ciascuno dei due recitava la parte a memoria, senza neppure badare alle parole dell'altro: le avevano sentite fin troppe volte."

NUMERO PAGINE: 249.
GENERE: Romanzo storico.
PRIMA EDIZIONE: Neri Pozza Editore - 2016.

TRAMA:
La famiglia Goodenough si trasferisce nella Palude Nera, in Ohio. Siamo a metà del 1800.
Il loro trasferimento ha a che vedere con il pessimo carattere di Sadie, la moglie di James, infatti l'intera famiglia Goodenough del Connecticut, li ha invitati caldamente a cercare fortuna altrove.
E così eccoli qui: in mezzo a una terra infestata dal fango e dalla malaria, che ogni anno, puntualmente, strappa loro uno dei dieci figli.
Ma James è molto premuroso con i suoi meli, ci tiene che riescano a crescere anche lì. La sua famiglia viene dopo: le mele sono il loro mezzo di sostentamento, ma soprattutto, la sua più grande passione.
E' per questo che Sadie ce l'ha tanto con lui: il marito sembra prestare attenzione più alle piante che ai loro figli.
Un giorno, arrivando al paradosso, Sadie, ubriaca come al solito di acquavite, decide di distruggere i meli, ma ostacolandola James si prende un'accettata che lo uccide. La moglie avrà la stessa sorte cadendo su uno dei paletti messi a protezione dei meli.
Da qui comincia la storia di Robert, il più piccolo dei figli sopravvissuti, che decide di scappare e di dimenticare le brutture della vita nella Palude Nera.

Il mio commento:
Ormai sappiamo che la Chevalier si rifà, sempre a personaggi realmente esistiti, anche se in questo libro sono più che altro due comparse, più che due protagonisti.
Credo che la mia valutazione complessiva sia tra il sufficiente e il buono. 
Non è un cattivo libro, ma a tratti manca di stimoli per il lettore. La storia ha un suo carattere e una sua forma, ma mi è parso che non sia abbastanza per essere un buon libro. 
Anche i personaggi risultano sgradevoli, nella maggior parte dei casi e la storia è tanto (troppo?) incentrata sugli alberi. 
Ma dove sono finiti il pathos e la meraviglia dei libri "La ragazza con l'orecchino di perla" e "La vergine azzurra", che mi costringevano a fare le ore piccole di notte?
Questi ultimi che ho letto mi paiono tanto dei cugini lontani che riflettono un pochino la luce della grandezza di ben altri romanzi precedenti.
Non smetterò di leggere i suoi libri, anche perché ormai me ne mancano davvero pochi, ma spero di poter ammirare nuovamente quell'incanto letterario.

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