"<<Dietro quelle tende pesanti c'è un giovane uomo in compagnia di una donna morta, che ha appena assassinato. E io lo so,>> pensò, <<ma non faccio niente. Avrei dovuto telefonare. Se non altro avrei dovuto farlo per me. La cosa strana è che so che avrei dovuto, ma non posso. E' così, semplicemente non posso.>>"
NUMERO PAGINE: 165, compresa la Posfazione.
GENERE: Romanzo.
PRIMA EDIZIONE: (Iperborea) 2015.
Libro che mi è capitato fra le mani in biblioteca.... Affascinata dalla quarta di copertina, mi sono detta "Evvai. Ho centrato un bel giallo. Non vedo l'ora di leggerlo."
Invece.
La delusione.
Dopo la prima manciata di pagine, in cui l'azione e il clima (natalizio, il mio preferito, come sapete) erano accattivanti, come una pizza margherita appena uscita da un forno, la noia. Immaginate di mangiare quella pizza e scoprire che al posto del sale c'è zucchero ovunque: nell'impasto, nel pomodoro, nella mozzarella. Una delusione bella e buona, giusto? Questo libro è uguale. Inciampava su se stesso. Non aveva un vero punto cruciale della storia, o meglio quello che si presumeva che lo fosse (l'assassinio visto e non denunciato dal professore) non solo non è sviluppato, ma viene inghiottito da mille e mille informazioni non utili al fine della storia.
Non mi spiego due cose: a) mi piace l'idea di leggere un libro sulle paure e proiezioni mentali di qualcuno che vede un omicidio. Ma perché non sviluppare queste ansie? Perché parlarne per poche pagine e scialacquare il tutto in un niente? b) Che bisogno c'era di conoscere vita, morte e miracoli dei commensali del professor Andersen la sera di Santo Stefano? A chi interessa? Cosa ne guadagna la storia?
Ve lo consiglio? No. Ragazzi sul serio, cercate altro da leggere. Rimane sempre l'ipotesi forte e non del tutto erronea che la sottoscritta non capisca nulla, che non abbia né arte né parte, per capire e giudicare questo libro.
TRAMA:
La notte della Vigilia di Natale, il professor Andersen, è solo a casa sua: si sente bene, rilassato. La tavola è imbandita, ha tirato fuori, per l'occasione, il servizio buono, l'albero di Natale è addobbato e lui si sente parte integrante della società. Non perché sia un fedele convinto, festeggia il Natale, ma perché è ciò che la società gli ha insegnato ad essere.
Mentre è seduto alla poltrona, sorride guardando le finestre davanti a sé: tante le scene di felicità, di cena, di calma che precede la giornata di Natale. Quando vede apparire, in una di quelle finestre davanti a casa sua, una ragazza bionda, giovane e bella. Presto dietro di lei appare una figura maschile, che le mette le mani intorno al collo e stringe. In breve la ragazza bionda non si vede più e le tende vengono tirate.
Il professor Andersen è sul punto di denunciare il fatto... Ma qualcosa lo blocca. Non chiama la polizia, non racconta a nessuno ciò che ha visto. Ma la sua coscienza lo tormenterà a lungo, per questa omertà.
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