martedì 9 dicembre 2014

"L'ultimo Natale di guerra" - Primo Levi

"Fu un Natale memorabile per il mondo in guerra; memorabile anche per me, perché fu segnato da un miracolo. Ad Auschwitz, le varie categorie di prigionieri (politici, criminali comuni, asociali, omosessuali ecc.) potevano ricevere pacchi dono da casa, ma gli ebrei no. Del resto, da chi avrebbero potuto riceverne? Dalle loro famiglie sterminate o rinchiuse nei ghetti superstiti? Dai pochissimi sfuggiti alle razzie, nascosti nelle cantine, nei solai, atterriti e senza quattrini? E chi conosceva il loro indirizzo? A tutti gli effetti, noi eravamo morti al mondo."

NUMERO PAGINE: 142, compresa una nota di Marco Belpoliti.
GENERE: Racconti.
PRIMA EDIZIONE:(Einaudi Tascabili) 2000.

Allora in realtà sono pochi i racconti incentrati sul Natale. Ce ne sono forse giusto un paio... Ovviamente quello che da il titolo alla raccolta e da cui ho tratto la frase dell'inizio del post. Una raccolta di racconti molto particolare e ricca: ce ne sono 26, in pochissime pagine (non scriverò la trama di tutti ma di quelli che mi sono piaciuti di più!) e sono di svariate tipologie: dal racconto autobiografico della guerra, a quelli fantasiosi in cui un giornalista intervista animali, a quelli fantascientifici.... 
L'oggettività di Primo Levi, ogni qualvolta racconta della sua prigionia, mi lascia sempre agghiacciata e frastornata.

Il libro nel complesso l'ho letto davvero volentieri.

I RACCONTI...

L'ultimo Natale di guerra: Il miracolo che si compie nel campo di sterminio di Auschwitz, dove per Natale, anche il nostro Primo riceve un pacco proveniente dall'Italia, da sua madre e dalla sorella. Contro ogni previsione, perché gli ebrei non ricevono pacchi, perché sono riuscite a scovarlo nel disordine e nell'orrore del tempo.
Amori sulla tela: Un giornalista intervista un ragno femmina, che gli confida che alle volte, dopo aver passato il periodo dell'amore, le femmine divorano il maschio che le ha fecondate.
Cena in piedi: L'originalissimo racconto di un canguro, invitato a una cena per umani: il suo disagio nell'essere diverso, nel sentirsi inappropriato in quel luogo, con la sua conformazione fisica così poco adatta all'occasione e a quel buffet elegante a cui sente di non potersi avvicinare con la grazia richiesta dal momento.
Il passa-muri: La convinzione di un uomo, costretto alla prigionia, di riuscire a diventare incorporeo in base a ciò che mangia. Si sforza per anni di bere solo brodo filtrato per poter avere la sua stessa inconsistenza e riuscire così a passare dai muri che lo tengono prigioniero.

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