"Guardava il giorno afflosciarsi come un fiore reciso.
Qualcuno bussò alla porta. Lupa, stesa sul letto sfatto, alzò un orecchio. Rocco non si mosse. Aspettò. Bussarono ancora.
Ora se ne va, pensò.
Senti i passi del visitatore allontanarsi nel corridoio.
Tirò un bel sospiro.
Anche quel rompicoglioni se n'era andato.
Lento si rimise a letto sprofondando nel piumino. Lupa gli si accoccolo sotto l'ascella. I due si addormentarono abbracciati come due naufraghi."
NUMERO PAGINE: 381.
GENERE: Giallo.
PRIMA EDIZIONE: (Sellerio editore Palermo) 2015.
Purtroppo sono giunta all'ultimo libro pubblicato della serie di Rocco Schiavone. Mi piange il cuore e mi auguro fortemente che Manzini scriva ed editi in fretta il libro successivo.
Inizialmente non amavo il vicequestore Rocco: scorbutico, freddo, spesso guarda solo il suo tornaconto, irascibile, brontolone. Poi, mentre veniva a galla la sua storia personale, le sue ferite mal cicatrizzate (o forse ancora bellamente sanguinanti) del suo passato, il cerchio si chiude e io mi sono piano piano affezionata al suo personaggio.
Che volete? Avrò cambiato gusti e mi innamoro degli uomini brontoloni ma, sotto sotto, sensibili.
Quindi, sì, ve lo consiglio questo libro.
Siamo lontani anni luce dal primo volume che Antonio Manzini aveva dedicato al vicequestore romano.
Dal secondo capitolo in poi meritano tutti. Questo, alla fine, ti fa azzannare l'aria, tipo lupo quando sente l'odore della preda vicino, perché agogni un altro po' della vita di Rocco Schiavone.
TRAMA:
Devastato dalla morte dell'amica Adele, fidanzata di Seba, vecchio amico di infanzia, Rocco si chiude in se stesso. Sa che quei proiettili erano diretti a lui e invece hanno trivellato il corpo dormiente e ricoperto dal piumone, dell'amica.
Con la sua nuova compagnia di vita, la cucciola Lupa, di chiude in un residence, casa sua è ora una scena del crimine. Si riscuote solo quando, gli amici romani vanno ad Aosta a ritirare il corpo di Adele.
Mentre Rocco, indaga discretamente e dietro alle quinte sull'omicidio di Adele, viene richiamato dai colleghi per la morte di colui che aveva partecipato al rapimento di Chiara. E' morto in carcere, si crede inizialmente per un infarto. Quando si scopre che così non è, Schiavone torna ad essere il vicequestore che indaga, a fondo, nei fatti.
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