mercoledì 16 ottobre 2013

Classica...MENTE parlando: "La morte a Venezia" di Thomas Mann nella Traduzione di Paola Capriolo

Thomas Mann fu vincitore del premio Nobel della letteratura nel 1929.

" Le autorità di Venezia fecero rispondere che le condizioni sanitarie della città non erano mai state così buone, e adottarono misure necessarie per combattere il male. Ma probabilmente i cibi erano ormai infetti, la verdura, la carne o il latte, perché la morte, negata e occultata, si propagava nelle calli anguste, e la canicola sopraggiunta in anticipo, che aveva intiepidito l'acqua dei canali, era particolarmente propizia alla diffusione del morbo."

NUMERO PAGINE: 110, compresa la Nota della Traduttrice.
GENERE: Racconto.
PRIMA EDIZIONE: 1991.

Inizialmente questo racconto mi sembrava molto difficile da comprendere... I primi due capitoli, in cui il protagonista fa molte riflessioni sul concetto di moralità, sono ricchi di frasi di significato complesso. Poi via via il libro si fa più comprensibile! 
Ho letto che il protagonista di questo racconto è messo in relazione a due personaggi realmente esistiti.

TRAMA:
Lo scrittore Aschenbach arrivato a cinquant'anni ha voglia di lanciarsi all'avventura. Vuole allontanarsi da Monaco e opta per un vacanza a Venezia. Inizialmente il clima di Venezia sembra farlo stare peggio ma quando il suo sguardo cade su una famiglia polacca, si ritrova subito a pensare al loro giovane figlio maschio. Il ragazzo dall'aspetto malaticcio stimola subito la fantasia dello scrittore che immagina un loro possibile incontro. Intanto a Venezia molta gente si ammala, anche se gli abitanti dicono solo che le disinfestazioni attuate dalla polizia sono per precauzione. Ma Aschenbach riesce a scoprire che nelle strade di Venezia si è insinuato il colera, complice il caldo insopportabile che ha favorito il diffondersi della malattia. Anche se molte famiglie abbandonano la città, i polacchi e lo scrittore rimangono. Il libro si conclude con la morte dello scrittore in spiaggia mentre guarda il ragazzo che l'ha fatto sognare. Nella morte immagina di potergli finalmente parlare.

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