domenica 25 novembre 2012

Incontro con Niccolò Ammaniti

Ieri, sabato 24 novembre alle ore 18.00, presso l'auditorium Centro Salesiano "Don Bosco" di Treviglio, c'è stato l'ultimo incontro con uno scrittore del Festival dei narratori italiani presente prossimo, organizzato dalle biblioteche della provincia di Bergamo: Niccolò Ammaniti. Quest'ultimo ha avuto un dialogo con Raul Montanari, che ha fatto incalzanti domande e raccontato divertenti aneddoti sulla vita dello scrittore, in una sala, nemmeno troppo grande, in cui erano presenti tantissime persone. Questo è uno dei motivi fondamentali per il quale non sono riuscita a prendere nota delle domande: ero in piedi circondata da tantissima gente! Ma per fortuna, vanto un'elefantesca memoria e vi posso riportare i punti salienti dell'incontro. Per prima cosa Raul ha illustrato la carriera narrativa di Ammaniti, ha citato i suoi libri: dal più vecchio, "Branchie", all'ultimo, "Il momento è delicato", una raccolta di racconti brevi. Si sono soffermati a raccontare la storia molto simpatica del libro "Ti prendo e ti porto via": dopo alcuni giorni che il libro era stato messo in commercio Niccolò ricevette una chiamata da Vasco Rossi, che incantato dal libro gli propose di fare un film insieme. Si incontrarono ma lo scrittore era titubante, il film non lo voleva fare, dopo poco convinse anche Vasco Rossi a desistere. Così il famoso rocker decise di fare dal titolo la sua famosa canzone: Ti prendo e ti porto via, citando Ammaniti nell'album come unico ringraziamento perché lo scrittore non volle soldi. Contemporaneamente uscì "Io non ho paura" un piccolo grande libro di successo di Ammaniti, che scommise con la sua compagna: "Se vendo più di 200.000 copie di questo libro copie ci sposiamo" non credendo minimamente al bum di vendite. Invece "Io non ho paura" sfondò i botteghini e ne fecero un film. (Il libro era proprio nato come sceneggiatura per il grande schermo).
Raul Montanari apre anche un discorso su quanto sia importante e determinante per un uomo l'adolescenza. Dice infatti che l'uomo si forma e raggiunga il suo modo di essere in questi anni. Il collegamento sta nel fatto che spesso Ammaniti parla di adolescenti nei suoi libri e per questo gli chiede il perché di questo tipo di personaggi. Niccolò risponde che l'adolescenza è un periodo duro per tutti. Nessuno ha avuto un'adolescenza serena e facile.E ci ha raccontato un po' la storia dei suoi primi anni di vita: figlio di un padre psichiatra Ammaniti viene allontanato dalla scuola elementare pubblica perché non riusciva a stare al passo con il livello della classe: era mancino e gli insegnanti si erano intestarditi nel farlo diventare destro. Ma non c'era nulla da fare, così il padre indignato lo sposta alla scuola Montessori. Qui resta fino al primo anno di Liceo. Il padre chiese a Niccolò cosa preferiva fare: "Classico o scientifico?" e Niccolò rispose "Quello più vicino a casa.".Era totalmente ignaro della situazione in cui si trovava, infatti andando a scuola si trovava male con i compagni e l'età erano totalmente diverse che si percepiva anche nell'aspetto fisico. Non abituato a svolgere i compiti a casa non li faceva mai. A fine anno, pensando di aver fatto un buon lavoro si trova davanti al giudizio finale: Bocciato. Giura a se stesso di impegnarsi, nell'estate che passa da un anno scolastico all'altro e cambia scuola e modo di pensare: uccide il bimbo che è in lui e tira fuori il ragazzo.
Ci racconta anche di come è nato il suo primo libro "Branchie". Era un universitario iscritto alla facoltà di Scienze Biologiche che  falliva ogni esame. Per non dare un dispiacere al padre però disse che andava bene e che a ogni esame prendeva 28. Il padre molto orgoglioso disse che ormai mancava poco alla tesi, per questo motivo esigeva che Niccolò studiasse nel suo ufficio per non trovare distrazioni futili. Niccolò divorato dai sensi di colpa scrisse una storia triste, invece di preparare la tesi. L'unica a conoscenza dell'imbroglio era la sorella che, letto il racconto disse che era triste e molto brutto. Una sera Niccolò incontrò un suo amico disperato perché doveva pubblicare libri di autori emergenti poiché lavorava in una casa editrice, così quando lesse il suo racconto incompiuto ne fu veramente entusiasta e disse che glielo avrebbe pubblicato una volta finito. Il racconto divenne molto più allegro perché Niccolò ora era felice. Fu costretto a confessare al padre che la sua laurea non era minimamente vicina e si presentò con il libro. Non si parlarono per tre anni.
Niccolò poi ha letto al pubblico in sala uno dei racconti del libro "Il momento è delicato": "Un uccello molto serio". Ci ha fatto veramente ridere!
Raul dice che per scrivere bisogna soffrire. Lo dice sempre nei suoi corsi di scrittura creativa, ma che alcuni scrittori sorridono mentre scrivono. Questo lo ha colto impreparato! Quindi chiede a Niccolò: -Tu mentre scrivi soffri o sorridi?- - Io mentre scrivo mi applaudo anche. A volte penso: Bravo! Davvero notevole!- Con questa risposta ha fatto ridere tutta la sala.
Raul ha concluso chiedendo che cosa avrebbe fatto Ammaniti se non fosse uno scrittore nel mondo delle arti o nel mondo dei lavori comuni. Gli sarebbe piaciuto fare il musicista ma ha affermato di essere la persona più stonata del mondo, mentre avrebbe fatto volentieri l'allevatore di pesci dato il suo forte amore per gli animali e per questi in particolare.



Avendo i libri sparsi un po' tra casa mia, il box, e il box della nonna di Davide non ho potuto far autografare la mia copia di "Ti prendo e ti porto via", con mio grande rammarico. Le foto sono state fatte con il cellulare di mia suocera perché la macchina fotografica nella fretta è rimasta a casa.

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