lunedì 13 aprile 2015

"La vita accanto" - Mariapia Veladiano

"Nascere brutta è come nascere con una malattia cronica che può solo peggiorare con l'età. In nessun momento della vita il futuro promette di essere migliore del presente, non ci sono ricordi belli da cui ricavare consolazione, abbandonarsi ai sogni significa procurarsi un supplemento di dolore."

NUMERO PAGINE: 163.
GENERE: Romanzo.
PRIMA EDIZIONE: (Einaudi) 2011.

Lettura a due con il mio amico Dario, conosciuto su Anobii da ormai un anno.
Questo libro fa gola. Le aspettative sono alte, perché l'argomento della bruttezza e dell'emarginazione sociale di riflesso, non è trattato spesso. 
E poi il libro... mediocre. Non ci sono apici, ne picchi. E' doloroso, ma fine a se stesso, la storia a tratti poco realistica, il finale raffazzonato, sbrigato in breve. Chissà uno cosa si aspetta del resto: il lieto fine? Non io, che di lieto fine non mi ingozzo. Forse è la sostanza quello che manca, sì perché tra le mani si ha un abbozzo di storia, che poteva essere approfondito, studiato, amato e odiato con più foga, con più parole.
Sono rimasta un po' spaesata, in mezzo a un argomento su cui si poteva spendere qualcosa in più, su una storia appena nata e già finita.
Il libro, sia chiaro, non è totalmente da buttare, ma poteva essere meglio, tutto qui.
Lo consiglio? Nì.

TRAMA:
Rebecca è una bambina brutta. Ha una mamma che è in depressione dalla sua nascita, non parla ne si muove, non interagisce con la bambina.
Rebecca cresce con un padre assente e distratto preoccupato per la bruttezza della bambina, pronto a proteggerla a qualsiasi costo, tenendola in casa isolata dal mondo. Le solo figure di riferimento di Rebecca sono la estrosa Zia Erminia, sorella del padre, e la tata e governante Maddalena che la ama con l'amore del bisogno, dopo la perdita dei suoi bambini e del marito.
Rebecca rimane isolata fino a quando non incontra Lucilla il primo giorno di prima elementare, una bimba grassa che va al di là della sua bruttezza. Rebecca si sente sola finché non scopre la musica, unica ancora di salvezza in un mondo di brutture umane, in cui l'aspetto fisico è più importante del cuore.

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