"Mi hai sempre detto che ti chiamavi Ernesto. Ti ho presentato a tutti come Ernesto. Rispondi al nome di Ernesto: hai perfino la faccia da Ernesto. Sei la persona del tipo più <<onesto>> che abbia veduto in vita mia. E' proprio assurdo che tu ora dica di non chiamarti Ernesto. L'hai scritto persino sui biglietti da visita."
NUMERO PAGINE: 123, comprese Introduzione, Nota bibliografica, Appendice e Scene omesse e Postfazione.
GENERE: Commedia teatrale.
PRIMA EDIZIONE: (Newton Compton Editori Live Deluxe) Aprile 2014.
PRIMA PUBBLICAZIONE:14 febbraio 1895.
Davvero simpatico, scorrevole e gradevole. I continui luoghi comuni, pronunciati al contrario dai personaggi, creano riso ma fanno anche pensare a come le frivolezze da loro pronunciate si avvicinino molto alla realtà. Un paio di ore divertenti!
Fortunatamente hanno aggiunto, alla fine del libro, le scene che Wilde, ai suoi tempi, prima della pubblicazione, aveva tagliato. La più spassosa, a mio parere, infatti è quella in cui vi è l'avvocato Gribsby...
TRAMA:
Il sipario si apre su due amici: Agenore, padrone di casa e Worthing. La discussione si accende quando Agenore, ritrova il portasigari dell'amico e si chiede il perché ci sia il nome Gianni al suo interno, invece di quello di Ernesto. Anche se tutt'altro che verosimile, Gianni racconta la storia di come sia nato Ernesto: l'invenzione di un fratello, mai avuto a cui ha dato il nome Ernesto, che lo fa scappare dalla vita di campagna all'occorrenza. Così quand'egli si trova a Londra si fa chiamare Ernesto. Deciso però a sposare la cugina di Agenore, Gianni decide di inscenare la morte del fratello Ernesto nella sua casa in campagna e farsi battezzare con quel nome, immediatamente, in modo da poter portare il nome senza sospetti. Quello che non sa è che Agenore, che ha capito che nella casa in campagna vi è Cecilia, bellissima pupilla di Gianni, si improvvisa fratello del primo e da qui un bel pastrocchio da rimediare pieno di spassosissimi colpi di scena...
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